Dichiarata dall’UNESCO Patrimonio dell’umanità e classificata Riserva Internazionale della Biosfera, la Ngorongoro Conservation Area è una delle riserve naturali più famose della Tanzania. Situata tra la scarpata occidentale della Great Rift Valley e le pianure del Serengeti è il risultato di antichissimi smottamenti vulcanici. Ciò che la caratterizza è sicuramente il Cratere di Ngorongoro, un’immensa cavità naturale profonda 600 metri, del diametro di 19 Km, la più vasta caldera ininterrotta e integra esistente nel nostro pianeta, un anfiteatro naturale di eccezionale bellezza che occupa una superfice di circa 300 Kmq.
Durante la visita al cratere, si sale fino ai bordi dello stesso, percorrendo un’area di foresta molto densa, ci si ferma al ‘Crater View Point (2.216 m di altitudine), da dove ammirare un panorama meraviglioso che permette, se non è nuvoloso, di avere una veduta d’insieme sull’immensa caldera e di percepirne la vastità! Si percorre un tragitto lungo una strada che costeggia l’orlo del cratere e che porta fino a uno dei punti di accesso alla pista che scende nello stesso. Al suo interno si presenta come un tappeto verdeggiante intervallato da tinte di giallo e striato dall’ombra delle nuvole, nel cui centro il Lago salato Magadi riflette il cielo argenteo e ospita migliaia di fenicotteri. Qui vivono tra i 25.000 e i 35.000 mammiferi (gnu, zebre, bufali, gazzelle di Grant e Thomson, antilopi, ippopotami, elefanti e una piccola popolazione di rinoceronti neri, non facili da avvistare poiché sono pochi e purtroppo in via d’estinzione a causa del bracconaggio), inclusi predatori quali leoni, facilmente avvistabili durante la stagione secca, ghepardi e leopardi, più difficili da trovare.
Le altre zone che fanno sempre parte della Ngorongoro Conservation Area sono i crateri più piccoli di Empakai e Olmoti, nel lato nord-orientale della riserva. La parte opposta invece, a ovest, è occupata dalle vaste pianure racchiuse tra il Lago Eyasi a sud e il Lago Ndutu, si tratta della propaggine meridionale del Parco Serengeti e anche in questa zona, tra dicembre e febbraio, è possibile ammirare gli spostamenti della grande migrazione. Le gole di Olduvai segnano il confine con il Parco Serengeti, qui vi è un piccolo museo che raccoglie le testimonianze del passaggio dell’uomo in quest’area, risalenti a circa 1.8 milioni di anni fa, scoperte dall’inglese Leakey durante le prime esplorazioni nel continente.