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Rivelazioni culinarie tra Sudafrica, Kenya, Madagascar e Botswana (parte 2)

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“Paradiso terrestre che il turismo internazionale sta scoprendo in questi ultimi anni, con una diversità biologica, ambientale ed etnica davvero unica, il Madagascar è un’isola dal grande fascino. E dopo essersi fatti rubare il cuore dai panorami mozzafiato e dalle spiagge da sogno, si può appagare il palato con le delizie culinarie malgasce, prodotto di una cultura antica che ha sviluppato molti punti in comune con le gustosissime abitudini alimentari africane.

     

Il riso, che qui si dice vary, è l’ingrediente principale della dieta ed è al riso che si accompagnano le altre portate, non viceversa! Pare che i malgasci siano i più grandi consumatori di riso pro capite al mondo, con una media di 135kg all’anno. Il riso è la principale coltivazione del Madagascar e, percorrendo in auto il paese, si possono ammirare paesaggi spesso costellati da un mosaico di piccoli appezzamenti che cambiano colore con le stagioni. I malgasci hanno un rapporto speciale con questo cereale, un rapporto non solo di nutrimento ma anche culturale, ed ogni passaggio delle coltivazioni, dal trapianto alla raccolta, origina riti e feste. Il riso accompagna quindi, insieme a salse e spezie di vario genere, molti piatti quali carne di zebù, di pollo, di capra, di maiale (laddove non è un tabù per motivi religiosi), crostacei e pesce, quest’ultimo ottimo affumicato. Tra i piatti della tradizione il romazava, brodo di verdure e a volte carne, il ravitolo uno stufato con germogli di manioca e carne, che lungo la costa preparano con la variante del latte di cocco, e gli spiedini mosakiky, che si possono gustare dai molti venditori che s’incontrano per strada.

     

Ad eccezione di alcune torte fatte a base di riso, latte di cocco, vaniglia e semola, i pasti terminano mangiando frutta tropicale di cui il paese è ricchissimo. La frutta in Madagascar è trattata pochissimo e ha un sapore intenso e fantastico! Tra le varie prelibatezze, non dimenticatevi di gustare il litchi, un bel mango fresco e di scoprire il sapore del mangostano, un frutto esotico che cresce soltanto vicino all’Equatore e va messo in cima alla lista delle cose da mangiare assolutamente.

     

La storia del Botswana è fortemente interconnessa a quella del Sudafrica e al dominio britannico dal quale conquistò completamente l’indipendenza solo nel 1966 quando il paese assunse il nome di Repubblica del Botswana. E’ naturale quindi che anche la cucina rifletta in qualche modo questo legame e che nelle grandi città l’offerta sia fortemente occidentalizzata. Nei piccoli villaggi però, si trovano ancora luoghi in cui le tradizioni popolari sono fortemente presenti e ciò fa sì che si mangino i prodotti locali e che ricette autoctone siano alla portata di viaggiatori curiosi di assaggiare qualcosa di diverso.

La cucina del Botswana è semplice, ma succulenta e genuina: il piatto di base è il pap, una sorta di polenta o porridge che si realizza con frumento macinato che viene consumato insieme a verdure e vari tipi di carne, dalla bovina alla caprina, dallo struzzo alla selvaggina, in particolare il kudu (antilope) cucinato come il roast-beef all’inglese.

Anche il seswaa o chotlho, è un piatto a base di carne, tradizionalmente preparato per le occasioni più speciali dagli uomini e cucinato in una pentola di ferro posta su tre sostegni. Altri piatti della tradizionale cucina locale sono il babele (sorgo) con cui si prepara il budino bogobe. Nelle zone desertiche si trovano invece prodotti tipici di aree aride come la morata, un grosso tubero che contiene molta acqua, la marula, una prugna selvatica da cui si ottiene anche un buon liquore e il tartufo del Kalahari.

I viaggiatori più audaci potranno gustare i vermi mopane, a quanto pare una vera squisitezza: vengono catturati nelle foreste e si preparano bolliti, cucinati su ceneri calde o essiccati al sole e poi fritti nell’olio per eliminare ogni batterio ed essere quindi mangiati serenamente (se ci riuscite…)

     

Ce n’è davvero per tutti i gusti e credo che per un popolo come il nostro, come siamo noi italiani ancora fortemente legati alle tradizioni e ai rituali della cucina, scoprire altre nazioni anche attraverso la loro cultura culinaria sia molto interessante. Così anche dopo la nostra vacanza, una volta a casa, alcuni profumi, sapori, rituali potranno evocare ricordi e memorie di viaggio e, come una madelaine proustiana, ci riporteranno alle emozioni vissute durante la nostra scoperta dell’Africa australe.”

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