Pitture rupestri in Africa

Pitture rupestri in Africa: trekking tra i millenni

"Pur non essendo una grande appassionata di trekking, nel mio viaggio in Sudafrica non ho voluto perdere la possibilità di una “passeggiata” alla scoperta delle pitture rupestri. Anzi, alla fine ne ho fatte ben due, perché dopo un primo assaggio di arte rupestre nella regione del Cederberg, a nord di Città del Capo, e affascinata da queste antichissime testimonianze del popolo San, ho deciso di replicare l’esperienza sulle montagne del *Drakensberg*, nella provincia del KwaZulu Natal.

Così, oltre ai safari nella savana, alle spiaggie incontaminate a perdita d’occhio e alle città piene di vita e di tante cose da fare, il Sudafrica mi ha regalato anche un tuffo nella storia antica della sua terra e di quel popolo nomade di cacciatori-raccoglitori che si stabilì in quest’area quasi 8.000 anni fa. Ho potuto apprezzare questi reperti soprattutto grazie alla guida che mi ha accompagnato nel tour, e quindi mi sento di consigliare a chi fosse interessato ad un’esperienza simile, di affiancarsi ad un esperto locale.

La storia delle scoperte delle pitture rupestri in Africa

“Quando gli europei si trovarono di fronte per la prima volta ai dipinti rupestri nella regione montuosa di uKhahlamba-Drakensberg, circa 150 anni fa, li considerarono primitivi e rozzi” così ha esordito la mia preziosa guida non appena ci siamo messi in cammino per raggiungere uno dei primi siti. “Oggi gli esperti ritengono l’area una delle più importanti nel mondo per quanto riguarda l’arte rupestre, con la maggior concentrazione di pitture a sud del Sahara.” E meno male dico io, soprattutto pensando a quante cose meravigliose l’uomo è stato (ed è ancora) in grado di realizzare e quanto, purtroppo, talvolta l’ignoranza rischia di distruggere. Pantaloni e scarpe comode e zainetto in spalla, la mia escursione è durata qualche ora ma mi ha riportato indietro nel tempo di millenni. L’aria è frizzante e il sole caldo. Ho camminato sui sentieri godendomi il panorama di montagne maestose, pendii rocciosi e a tratti ricoperti di prati verde brillante che si stagliano contro un cielo azzurro limpido e senza nuvole. E infine ho raggiunto i siti protetti. Dipinte sulle rocce e sulle pareti delle grotte, le pitture rupestri rappresentano momenti della vita quotidina del popolo San, scene di caccia con animali e uomini, cerimonie e rituali. Sono disegni semplici ma, se ci si ferma a riflettere sulla loro datazione, guardandoli non si può che rimanerne affascinati.

Gli autori di queste pitture, che sarebbe più corretto definire artisti, recuperavano dalla natura circostante i materiali occorrenti per i dipinti e le incisioni. Le loro tele erano le pareti interne delle caverne, i ripari sotto la roccia e i massi che trovavano nell’aperta prateria. Per le incisioni usavano utensili di pietra o di osso mentre per dipingere si servivano di penne di volatili o di peli animali. Preparavano i colori servendosi di terre color ocra, carboncino e argilla che macinavano finemente e mescolavano con liquidi quali sangue, grassi animali, succhi spremuti dai frutti e acqua. La guida mi ha raccontato che gli autori di questi disegni erano con molta probabilità gli sciamani San che, dopo aver raggiunto lo stato di trance attraverso danze rituali, dipingevano le loro visioni.

Mi ha poi mostrato un’incisione che raffigurava delle linee che uniscono tra loro le varie immagini e che rappresentano la trasmissione dei poteri magici da parte degli sciamani e di altre figure ultraterrene. Gli sciamani in stato di coscienza alterata sono rappresentati spesso a metà tra l’umano e l‘animale e talvolta sanguinanti dal naso. Ho trovato tutto ciò estremamente interessante, soprattutto considerando che ad eccezione di poche comunità sparse nel territorio, l’antico popolo dei san è quasi completamente scomparso dal paesaggio culturale del Sudafrica e, se non fosse per queste testimonianze artistiche, conosceremmo ben poco della loro esistenza. Questi reperti storici ci aiutano, con l’interpretazione degli studiosi, a comprendere meglio le sofisticate concezioni dell’organizzazione sociale di questo popolo, così come la loro profonda spiritualità e l’importanza dell’arte del guarire.

Una bellissima esperienza questa passeggiata nella storia, non solo del Sudafrica ma dell’intero genere umano.”